martedì 8 marzo 2011

Dipingere a Torino Dora

Archeologia industriale o qualcosa di più?
Sensazioni di un artista che ha "fermato" una serie di immagini del vecchio stabilimento.

L'evoluzione rapidissima delle attività industriali degli ultimi decenni ed i paralleli effetti della globalizzazione dell'economia hanno decretato la fine di un'epoca ed il conseguente avvio del periodo post-industriale che stiamo ora vivendo.
Forse è ancora presto per esprimere considerazioni ed effettuare analisi e bilanci completi e definitivi sull'età dell'industrializzazione tradizionale, quella non ancora "ibridata" con l'elettronica e l'informatica.
Ma è certamente urgente raccogliere sin d'ora ogni elemento che si ritenga utile alla conservazione, nel tempo, della memoria di luoghi e cose testimoni silenziosi di una grandiosa avventura umana. O, quasi, di un moderno sogno collettivo, trasformato in realtà da una umanità creativa e laboriosa, fiduciosa in un avvenire della cui costruzione si sentiva intimamente partecipe.
Ed è osservando il fenomeno industriale secondo la prospettiva della creatività, fondamento dell'arte, che si possono porre in luce aspetti dell'industria solitamente trascurati o osservati con superficialità.
Infatti, si riconosce talvolta che l'industria, la fabbrica, i loro prodotti, nelle loro manifestazioni e realizzazioni migliori, possono assumere il rango di vere opere d'arte collettive.
Opere d'arte corali e dinamiche, costruite e conservate vitali, costantemente rinnovate, con il concorso delle capacità e della creatività del singolo, consapevole della stretta interdipendenza fra i diversi ruoli aziendali ed il suo.
Ora, in molti casi, a preambolo di demolizione certa o di probabile profonda trasformazione, i luoghi di quella industria sono abbandonati o in procinto di esserlo.
In quegli ambienti, l'avvicendamento delle generazioni si è interrotto.
Resta ancora, talvolta, la testimonianza severa malinconica o anche sorprendente, per fascino singolare, di edifici isolati od agglomerati a formare delle quasi città.
Così, al pensiero del vissuto di quei luoghi, nasce la necessità di dedicare a tutto questo un segno di attenzione.

Ciò è stato fatto anche nel caso dello stabilimento Michelin di Torino Dora, del quale si sono fermati pittoricamente alcuni aspetti, considerati significativi per valore artistico, storico od ambientale.
Il luogo, già intuito nella sua complessa vastità negli anni in cui in via Livorno si rovesciavano ancora le grevi fumate rossastre delle vicine Ferriere, si è finalmente svelato a chi ne ha varcato ora i limiti con gli strumenti del pittore.
Sebbene ormai svuotati, ma tuttora avviluppati da tubazioni e sovrastati da rugginosi tralicci e passerelle , gli edifici continuano a trasmettere nella loro grandiosità complessa l'eco di una lontana ed intensa attività.

Toponimi della rete stradale aziendale - Piazza Giaveno, via Chivasso, via Trana, via Venaria, via Ischia... -e l'autarchica segnaletica della viabilità, danno la sensazione di un mondo a sè, quasi di minuscola ed orgogliosa repubblica autonoma del lavoro, rude e severa; ma anche varia e fantastica, nel groviglio degli anni di nascita dei fabbricati e delle loro tipologie.
Altera e rigida una ciminiera ostenta il suo isolamento, una torre pacifica ed immensa sorprende con le sue interiora scandite da legni verdi di muschio, scale in cemento aeree ed imprevedibili si avvitano come eliche, navate interminabili ritmate da pilastri senza numero sgomentano con la vastità del loro deserto...
I silenzi dell'abbandono amplificano i rumori del mondo attivo "extra-murale" e consentono di percepire il fruscio liquido della Dora.
Un piccolo mondo a sè con profonde radici nella città ospite, cresciuta con lui e, un po', anche per lui.
Un'area torinese mista di residenza ed attività produttive di valore storico, emblematica "culla ambientale" di una umanità che è bello ricordare seria e laboriosa, anche perchè sorretta e guidata da un forte senso di appartenenza alla comunità locale.

I dipinti eseguiti nello stabilimento Torino Dora sono stati realizzati con l'intento di valorizzare nei suoi aspetti artistici uno scenario di speciale rilevanza storica, umana ed ambientale e per contribuire così a conservarne memoria.

Elio Vittonetto
Orizzonti Michelin, luglio 1998

Guida Michelin: Immagini di Elio Vittonetto